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Il Bologna alle porte di un sogno europeo: i segreti di una squadra che ha svoltato

L’equilibrio di Motta, le scelte di Sartori, i gol di un ritrovato Orsolini. Ecco come i rossoblù, settimi in classifica, sono tornati a giocarsi l’ingresso in Europa

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skorupski e posch sotto la curva al Dall'Ara
Skorupski, Posch e altri giocatori del Bologna FC 1909 sotto la curva Bulgarelli dello stadio Dall'Ara (©LaPresse)

In attesa del derby della Mole numero 206, che domani sera all’Allianz Stadium metterà la Juventus di fronte al Torino, il Bologna si gode il settimo posto in classifica in solitaria. Una posizione insolita per i rossoblù e figlia principalmente di due elementi: i 15 punti di penalizzazione comminati ai bianconeri in seguito al caso plusvalenze, il gran momento di forma che sta vivendo la squadra di Thiago Motta. Già, perché se è vero che l’italo-brasiliano, una volta approdato sotto le Due Torri, ci ha messo un mese per carburare, è altresì vero che nelle ultime 14 giornate di campionato i suoi ragazzi stanno viaggiando a una media di 2 punti a partita.

Sono 28 in totale, frutto di 9 vittorie, 1 pareggio e 4 sconfitte. Numeri che fanno sognare il popolo rossoblù, desideroso di tornare in Europa dopo un’astinenza che sembra non finire mai. Magari dalla porta principale. In fondo l’Atalanta, sesta a quota 41, ad oggi dista solo 6 lunghezze. Pochissime. E visto che mancano ancora 14 partite alla fine del campionato è lecito ambire all’impresa. Come si suol dire, tentar non nuoce.

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I segreti della svolta

Empoli, Juventus, Sampdoria e Napoli. Queste quattro partite, disputate tra il 17 settembre e il 16 ottobre 2022, sono bastate a Motta per entrare nella testa dei giocatori e trovare la quadra. Un mese, per l’appunto. Il tempo necessario per svoltare. Da quel momento in poi il suo Bologna ha cambiato ritmo e marcia, sia a livello di prestazioni che di risultati. Per riuscirci, infortuni a parte (l’infermeria è sempre stata affollata tra i vari Arnautovic, Zirkzee, Sansone, Medel e Soumaoro), è servita anche un po’ di buonasorte, perché stando alle statistiche i rossoblù hanno raccolto punti anche quando hanno creato meno degli avversari. Ma i meriti dell’ex tecnico delle giovanili del PSG e dello Spezia sono indubbi. 

Le scelte di Motta

Dal punto di vista tattico Thiago Motta ha puntato sul 4-2-3-1. La mossa ha dato i suoi frutti nonostante la rosa fosse stata allestita per giocare 3-5-2. Un rischio, dunque, che ha pagato grazie ad alcune intuizioni dell’ex centrocampista azzurro. La prima, lo spostamento di Posch da centrale a terzino destro. L’austriaco, 4 gol in campionato, si sta rivelando sempre più decisivo in entrambe le fasi di gioco. Anche perché su quella fascia l’intesa con Orsolini è ormai una garanzia. La seconda, l’utilizzo in pianta stabile di Ferguson in mezzo al campo. Lo scozzese fornisce qualità e quantità al tempo stesso, permettendo a Motta di passare dal 4-2-3-1 al 4-3-3 anche senza fare cambi. Può giocare mediano, mezzala oppure vestire i panni di trequartista-incursore senza che il suo rendimento ne risenta. Non a caso pare che le sirene della Premier abbiano già iniziato a risuonare a Casteldebole.

Intensità ed equilibrio

Modulo e scelte tecniche hanno permesso al tecnico di trovare un equilibrio all’interno del quale fare le sue richieste.  Motta, a prescindere dagli interpreti, vuole un calcio verticale, fatto di pressione e intensità. Pochi fronzoli, possesso palla mai fine a sé stesso. Insomma, si corre tutti insieme nelle due fasi (offensiva e difensiva), si curano le distanze tra i reparti e quando si recupera palla in pochi tocchi si va in porta. Per far male, non per cincischiare. Vi ricorda qualcuno? A noi sì, lo Special One. D’altronde Motta con José Mourinho ha centrato il triplete. E in quell’Inter Eto’o faceva praticamente il terzino. Il motto è: tutti per uno, uno per tutti.

L’Orsolini ritrovato

Di tutto questo hanno beneficiato in particolare alcuni elementi. Su tutti, Riccardo Orsolini. Lo spartito dettato da Motta ha regalato all’esterno nuove certezze e nuova linfa vitale, tanto che ad oggi il numero 7 rossoblù per gol (7) e assist (3) è il secondo italiano nel ruolo dietro a Zaccagni della Lazio. Roberto Mancini starà senz’altro osservando interessato, visti i chiari di luna che stanno vivendo Zaniolo e Chiesa. Nel mentre tutta Bologna si gode l’Orsolini ritrovato, capace di stendere l’Inter nell’ultimo turno e di essere decisivo come non gli succedeva da anni. In assenza di Arnautovic e di Zirkzee, discontinuo a causa di qualche infortunio di troppo, l’attaccante di Ascoli si è caricato la squadra sulle spalle dimostrando di essere maturato anche sotto il profilo mentale.

Sartori e un mercato azzeccato

Ma la nostra disamina non può non citare anche l’altro artefice della svolta rossoblù: Giovanni Sartori. Il nuovo direttore dell’area tecnica del Bologna FC 1909, appena sbarcato a Casteldebole, ha fatto intravedere da subito le sue qualità. Con pochi spiccioli nel portafoglio ha portato a casa acquisti come Posch, Lucumì, Sosa, Cambiaso, Kyriakopoulos, Lykogiannis, Ferguson e Zirkzee. Ognuno di loro si sta rivelando importante, dando il proprio contributo. Se questo è solo l’inizio, i tifosi del Bologna possono davvero sognare. Con Motta, Sartori, un settore giovanile in crescita e il nuovo stadio in arrivo chissà che il club di Saputo non possa tornare ai fasti di un tempo. Partendo, magari, dalla prossima Europa League.

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